L’acufene, sibilo, vero e proprio fischio o ronzio che sia e nelle sue diverse tonalità, rappresenta uno dei sintomi piu invalidanti conseguente ad uno stato patologico dell’orecchio. Puo manifestarsi come un fruscio, una pulsazione, un soffio, localizzato ad uno o entrambi gli orecchi, che si acuisce nel silenzio sino ad interferire con il sonno e con l’umore e quindi le performance quotidiane. Sforzi impulsivi quali quelli che si determinano durante attività sportive di potenza sono spesso causa di acufeni transitori o più raramente persistenti. In entrambi i casi, quando questo si verifica, è opportuna una rapida valutazione specialistica ORL al fine di prevenire danni più gravi e duraturi.
OTradizionalmente ed in modo erroneo considerato una patologia esso stesso e non invece l’espressione sintomatologica secondaria ad una alterazione dell’apparato uditivo, veniva spesso etichettato come non curabile e per tale motivo i pazienti erano invitati e conviverci. L’affinamento dei metodi diagnostici strumentali radiologici e degli specifici esami otofunzionali, hanno oggi consentito una precisa diagnosi causale dell’acufene e quindi le relative cure appropriate che saranno tanto piu efficaci quanto piu precocemente instaurate.
Grande importanza riveste oggi la prevenzione, specie per i piu giovani, con protezione dalla musica o telefonini in cuffia a volumi elevati e tempi prolungati. Per i pazienti affetti da patologie sistemiche metaboliche (ad es. diabete, dislipidemie, ipertensione) e vascolari (placche vascolari, ischemie, stenosi) il controllo farmacologico ed emodinamico delle stesse costituisce prevenzione e cura dell’acufene nello stesso tempo.
I farmaci a nostra disposizione spaziano dai regolatori ed attivatori del microcircolo, protettori delle pareti microvascolari, vitamine, farmaci vasoattivi, da utilizzare in modo mirato caso per caso.
Esiste anche la possibilità di mascherare ed attenuare l’acufene con una gamma di suoni o musiche di sottofondo emesse da apparecchi generatori endauricolari o retroauricolari, con elevate evidenze di efficacia nel controllo delle conseguenze emozionali e riduzione della percezione dell’acufene stesso.
Altro trattamento innovativo é rappresentato dalla Laserterapia a bassa emissione al fine di riattivare le cellule ciliate della coclea danneggiate. Il Laser viene applicato a cadenza quotidiana per 10-15 minuti dal paziente stesso, in autonomia e sicurezza, essendo sufficiente posizionare un dispositivo simile ad una penna nel condotto uditivo esterno e azionarlo per il periodo necessario, a cicli di 40-60 giorni.
Il ripetersi ravvicinato di episodi di otite, in special modo di quelle associate alla iperproduzione catarrale, riconosce molto spesso come causa un cattivo funzionamento della tuba di Eustachio, condizione anch’essa in grado di determinare ovattamento auricolare con acufene ricorrente e fastidiosa sensazione di rimbombo della propria voce.
I sintomi principali sono il senso di pressione auricolare, ripienezza uditiva con acufene a bassa tonalità, sino a vero e proprio dolore dell’orecchio, con rischio di cronicizzazione e riduzione uditiva permanente.
Le terapie mediche e insufflazioni termali sono state e sono tuttora utilizzate con modesti risultati sui sintomi e soprattutto efficacia transitoria.
Quali sono le novità per evitare interventi chirurgici cruenti sull’orecchio?
Abbiamo recentemente introdotto in Italia una tecnica di tubodilatazione con palloncino eseguita con tecnica endoscopica con numerose evidenze di efficacia sulla disfunzione tubarica. Sempre di recente è stata descritta l’efficacia di una nuova forma di energia che non produce danno termico denominata Risonanza Quantica Molecolare (RQM), sulla riduzione volumetrica dei turbinati inferiori, che impieghiamo in associazione alla tubodilatazione per sgonfiare l’apertura nasale della tuba uditiva e garantire un buon rifornimento di aria dal naso all’orecchio medio.
Che tipo di risultati si sono ottenuti?
Questo gruppo di pazienti, una volta trattati, recuperano rapidamente una corretta ventilazione dell’orecchio, con liberazione dal ristagno di catarro timpanico, scomparsa dell’acufene e del fastidioso rimbombo e risoluzione delle difficoltà di compensazione ai cambi di altitudine o nelle immersioni subacquee. La procedura di tubodilatazione balloon e contestuale decongestione tubarica, attraverso una sondina sottile come un capello ed una microtelecamera collegata ad un endoscopio, consente con un’unica applicazione un efficace trattamento miniinvasivo e completo della disfunzione tubarica, mediante azione combinata su entrambe le componenti ostruttive alla base del disturbo. La terapia dell’acufene su base ostruttiva tubarica è in questo caso definitiva, e si accompagna anche a recupero della relativa funzione uditiva.
Prof. Lino Di Rienzo Businco
Dirigente Unità Operativa ORL, Ospedale S. Spirito – Roma
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