La sindrome del naso vuoto (ENS) è una patologia rara e altamente debilitante e si presenta, anche a distanza di anni, quale complicanza atrofica di interventi chirurgici molto aggressivi e demolitivi a livello nasale.

I sintomi impattano molto negativamente sulla qualità di vita del paziente e sono riassumibili in:

  • secchezza nasale,
  • ostruzione respiratoria paradossa nonostante l’ampio spazio endonasale creato dal precedente intervento,
  • dolori facciali e cefalea, crostosità e secrezioni nasali alterate, con variabilità delle manifestazioni cliniche da paziente a paziente.

Spesso le terapie mediche (antistaminici, steroidi, immunoterapia specifica nasale, soluzioni per lavaggio nasale) si dimostrano insufficienti a risolvere i sintomi nasali ostruttivi e flogistici del paziente e anche gli esami strumentali classici, utilizzati per la valutazione della pervietà nasale, non sono in grado di correlarsi con i sintomi clinici che il paziente riferisce in quanto non indagano il meccanismo fisiologico alla base della percezione soggettiva del flusso aereo nasale.

Restano spesso scarse possibilità per il medico di migliorare il quadro clinico locale nasale e sicuramente la migliore soluzione all’ENS resta la prevenzione, oggi quanto mai possibile grazie alle nuove tecniche di chirurgia miniinvasiva nasale che, grazie ad approcci mirati e tecnologie di ultima generazione, ha sostituito la vecchia chirurgia demolitiva permettendo una chirurgia in grado di rispettare la mucosa e le delicate strutture nasali necessarie per il corretto funzionamento nasale e per la percezione soggettiva di una respirazione efficiente.