Spesso i genitori lamentano che il loro bambino ha qualche difetto uditivo.

Attenzione a non trascurarlo. Oggi vi sono particolari audiometri infantili con animazioni collegate agli stimoli sonori che consentono di valutare bene queste eventuali perdite uditive anche nei primi anni di vita. L’esame impedenzometrico con lo studio dei riflessi cocleo-stapediali è poi in grado di fornire indicazioni obiettive sulla funzione uditiva e, se integrato con l’esame audiometrico, aiuta ad identificare e differenziare le varie ipoacusie.

Le otoemissioni acustiche (echi cocleari) rappresentano il test di scelta per lo screening audiologico neonatale per il suo basso costo e la rapidità di esecuzione. Forniscono preziose indicazioni sulla funzione uditiva per ipoacusie non superiori a 40 dB HL, ma con una scarsa specificità frequenziale in quanto lo stimolo (click) ha una frequenza compresa tra 1000 e 3000 Hz.  I prodotti di distorsione hanno indicazioni simili alle otoemissioni acustiche ma presentano il vantaggio di una maggiore specificità frequenziale. In caso di esame positivo (sospetto di sordità medio-grave) si dovrà eseguire uno studio di secondo livello con potenziali evocati troncoencefalici (ABR).

Il più delle volte tuttavia queste ipoacusie infantili riguardano l’orecchio medio e cioè versamenti catarrali recidivanti endotimpanici, per la cattiva funzionalità delle tube auricolari.

Alla base vi sono i frequenti raffreddori, l’iperplasia delle adenoidi, l’abitudine a tirar su con il naso, un cattivo assetto dentario e sviluppo maxillo-facciale. In alcuni casi queste condizioni sono aggravate o sostenute da una rinopatia allergica, ma una visita ORL consente di mettere a fuoco questo aspetto.

Non bisogna mai trascurare l’ipotesi che vi possa essere qualche danno a livello dell’orecchio profondo, come può avvenire dopo malattie infettive specie virali (esantematiche, morbillo, parotite, etc).

La visita e gli esami ORL  di routine con gli accertamenti menzionati possono a volte lasciare qualche dubbio in merito. In questi casi è bene richiedere l’ABR cioè lo studio dei potenziali evocati troncoencefalici che consente di ottenere informazioni precise sulla soglia audiometrica,anche se solo in riguardo alle alte frequenze della scala tonale. Questo servirà comunque a dirimere ogni sospetto in merito a danni cocleari che più spesso colpiscono le alte frequenze uditive. 

Per le forme legate all’orecchio medio è necessario eseguire: una radiografia del cranio digitale a bassa emissione in proiezione laterale per lo studio del profilo adenoideo, una visualizzazione diretta del cavo rinofaringeo con endoscopi sottili per via nasale, le prove allergodiagnostiche e una consulenza ortodontica.

Gli accertamenti potranno poi indirizzare verso particolari strategie terapeutiche come l’adenotomia e le cure antiallergiche anche con desensibilizzazione specifica (immunoterapia sublinguale in gocce o compresse orosolubili o intranasale).

Particolare l’aiuto fornito dall’osservazione endoscopica naso-faringea: infatti la presenza di vegetazioni adenoidee localizzate nel distretto peritubarico indirizzerà ad una rimozione chirurgica del tessuto, mentre la evidenza di una iperplasia pallida del turbinato inferiore, specie della sua parte posteriore, spingerà ad intraprendere terapie antiallergiche. La valutazione di queste condizioni, in relazione all’entità del danno uditivo saranno da guida per le decisioni terapeutiche.

Le terapie di sostegno di tipo farmacologico, utili nelle forme di ipoacusia legate alla difettosa ventilazione naso-tubarica, saranno basate sull’impiego di aerosol con corticosteroidi, mucolitici, antistaminici e lavaggi nasali. Alcuni casi possono giovarsi di cicli di ginnastica tubarica, che viene eseguita con palloncini a rilascio di aria graduato che il bambino deve gonfiare con una narice alla volta, in grado di favorire l’apertura della tuba a livello nasofaringeo.